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Si apre il XVII Congresso nazionale dell’Arci: la relazione della presidente Francesca Chiavacci

“Come deve lavorare l’ARCI nell’Italia cambiata? Partendo dalla forza dei territori.” Questo il cuore della relazione introduttiva della presidente Francesca Chiavacci che è intervenuta dopo il saluto del presidente di ARCI Pescara, Valerio Antonio Tiberio.

In un mondo dominato dalle paure, affrontate in solitudine e che spesso sfociano in una rabbia senza sbocchi “dobbiamo capire quali sono le parole e i toni giusti da usare oggi – sostiene Chiavacci – Ciò non significa arretrare dai nostri valori o cambiare le nostre posizioni sui contenuti, significa invece trovare gli strumenti adeguati perché possano essere diffusi e praticati”.
Per ottenere questo obiettivo, il ruolo dei circoli è fondamentale: necessario, quindi, averne una cura particolare, tema su cui nella relazione ha molto insistito.
Guardando poi al contesto in cui l’associazione deve oggi operare, la presidente ha sottolineato come la crisi economica culturale e sociale investa, non solo il nostro Paese, ma l’Europa e l’intero pianeta, attraversato da conflitti di cui non si vede la fine e che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi.

In Italia, l’incapacità della sinistra di fornire risposte credibili al disagio e alle diseguaglianze ha aperto la strada a un’ideologia populista e xenofoba che oggi è al Governo. E tuttavia non è il momento di rassegnarsi: l’ARCI si mette a disposizione della costruzione di un progetto che offra un’alternativa culturale, sociale e politica capace di far prevalere l’idea che la sofferenza delle persone può essere trasformata in partecipazione e lotta per i propri diritti, anziché tradursi in ulteriore esclusione.

L’intervento via skype dei genitori di Giulio Regeni ci ha confermato che persino il dolore per la morte di un figlio può trasformarsi in una grande battaglia per l’affermazione dei diritti umani. Uno sprone per rafforzare l’impegno nostro e dei tanti che non hanno smesso di credere nella possibilità di costruire un futuro diverso e migliore. I lunghi applausi della platea all’invito della presidente Chiavacci a continuare a sostenere il popolo Palestinese e a indignarsi per il silenzio del Governo di fronte all’omicidio del giovane lavoratore maliano ucciso nella Piana di Gioia Tauro ci confermano che questa strada si può e si deve perseguire con entusiasmo.

Con il pensiero e con le idee è possibile tornare a farsi ascoltare.